La Federazione dei Lavoratori della Conoscenza
Purtroppo non possiamo stare sempre 'sulla notizia'. A volte capita che ci sfuggano alcune novità destinate a cambiare la nostra vita e il nostro lavoro. Non c'eravamo accorti, per esempio, che il 7 aprile nasceva la Federazione dei Lavoratori della Conoscenza. La FLC è un nuovo sindacato della CGIL formato da un primo nucleo composto dalla Cgil Scuola e dalla Cgil Snur (che associa il personale dell’università, i lavoratori degli enti di ricerca, il personale delle accademie e dei conservatori). Mica robetta da niente. Il fatto che non me ne sia accorto non significa nulla. Non è che i dirigenti della base, impegnati come sono nelle estenuanti trattative di Ateneo, possano perdere tempo ad informare i semplici iscritti. Gli iscritti - come gli elettori (anche se non votano) - hanno il dovere di informarsi dei cambiamenti della propria organizzazione.
Che razza di lavoratori della conoscenza siamo se non conosciamo quelli che ci rappresentano?
A proposito della sigla, la trovo assolutamente geniale. Con una due paroline: lavoratori e conoscenza, sono riusciti a prefigurare un livellamento egualitario degno di miglior causa. Infatti il mondo universitario, per sua natura, non è 'uguale'. A meno di pie illusioni non possiamo pensare che il docente e il non-docente (prefisso unpolitically correct ma molto esplicativo) siano due categorie uguali da punto di vista contrattuale e sindacale.
Con Lavoratori e Conoscenza si è riuscito a rappresentare magnificamente il corno del problema. Ognuno sceglie da quale parte del corno stare. Come in un vaso comunicante il docente potrà prendersi (democraticamente) il suo fardello di Lavoratore. I tecnici, gli uscieri, i bibliotecari, gli impiegati amministrativi, i portantini avranno la possibilità di attribuirsi il ruolo gnoseologico di indagare i limiti e il valore della propria conoscenza.
Il termine lavoratore suona deliziosamente démodé. La categoria non risulta 'appropriata' - mi consenta - né per un'Azienda - dove notoriamente siamo tuttalpiù collaboratori - né per un'accademia - ché forse solo qualche prof. nostalgico del '68 troverà normale definirsi semplicemente... lavoratore. Eppure i due termini accoppiati creano un nuovo significato...un po' come il design anni '50 applicato ai frigoriferi ultramoderni.
Meraviglioso. Saremo tutti più felici.
Leggi il Comunicato Stampa della CGIL
A proposito di felicità
Il Corriere della Sera del 5 Luglio dedica un paginone sulla domanda fondamentale di questo Occidente grasso e pigro: Ma è possibile essere felici? Il tormento dell'Occidente (ricco).
Sapete qual'è la risposta? Bisogna fare come le colf filippine. Secondo questa articolata inchiesta basta appostarsi nei giardini della Stazione e osservare quei simpatici capanelli di giovani donne dell'estremo oriente che socializzano, mangiano, si scambiano i loro prodotti tipici.
A rafforzare questa interessante rilevazione si chiama anche la testimonianza di un professore di Manila: Felipe de Leon docente di Filippinologia. Non mi è molto chiaro di cosa si occupa la filippinologia. Posso però immaginare quale felicità si possa raggiungere studiando questa affascinante e esotica branca del sapere.
Leggi l'articolo sul Corriere della Sera (c'è pure un Forum dei Lettori)
Miss...mia cara miss
Per raggiungere la felicità si può anche provare a partecipare ad un concorso di Miss Università. Francesca Romana Ranieri ci ha provato e ha vinto.
La nuova Miss? Bella e sapiente (gossipnews.it)
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