Fuoristanza

Spigolature sul mondo universitario

domenica, ottobre 31, 2004

Tu per chi voti?

Vademecum per sopravvivere all'ansia elettorale

Ecco un piccolo prontuario per soppravvivere alla richiesta di dichiarare la tua frazione di voto nelle elezioni del rettore

Generalmente la domanda viene fatta da un altro elettore (professore - studente - non docente): ti offre un caffè e dopo aver commentato velocemente le disgrazie calcistiche delle squadre romane ti appioppa la fatale domanda, con non chalance come se la tua opinione, in fondo non gli interessi molto, solo per conversare, per rompere la monotonia dei soliti argomenti...eppure, nei suoi occhietti vispi intravedi il malato di spoil system addiction (è una sintomatologia che - per ora - non troverete nei manuali di psicologia). Noterete che ha una specie di taccuino mentale dove annotare la tua risposta. Se sbagliata o non congrua alle sue aspettative potrà usarla contro di te, un giorno.

Per fortuna viviamo nel sistema occidentale dove di elezioni ce ne sono molte. Possiamo, per esempio indicare Zoff o Rivera, perché di Galliani non se ne può più, oppure Marazzo, perchè lui sì che può raddrizzare i torti e i soprusi alla Regione, potete anche indicare il deputato del vostro collegio elettorale (confidando nel fatto che il nostro interlocutore abiti in un altro quartiere). Naturalmente anche le elezioni americane vi consentono notevoli variazioni sul tema (ricordarsi di comprare il DvD di Fahrenheit 9/11'). Ci sono anche le elezioni del personale (RSU), i candidati sono a centinaia. Possiamo sbizzarirci indicando la preferenza di voto per un collega, preferibilmente una collega. Se cade nella trappola sarà semplicissimo portarlo su argomenti più lievi (cherchez la femme!). State tranquilli, all'orizzonte non si intravede un Magnifico Rettore donna.

Evitate gli argomenti del tipo: il voto è segreto, potreste farvi un nemico. Il voto è segreto e fatti i cazzi tuoi sono troppo simili e troppo inutilmente offensivi.

Se proprio non riuscite a sfuggire alla pressante e (per lui) esiziale domanda dovete fare così: prendetegli un braccio, guardatevi intorno con circospezione (ricordatevi che siete al bar) e sussurrate: ma non l'hai capito? non si voterà mai più.

Lo lascerete di sasso. Il povero interlocutore si arrovellerà il cervello per capire se quello che gli avete confidato riguarda la sua elezione o la profezia sulle sorti della democrazia occidentale.

Ultima chanche

Se proprio non potete sottrarvi rifilategli questo:
The incompetent or the incoherent? (Economist.com)
tanto voi l'avrete letto nella versione tradotta in italiano

domenica, ottobre 24, 2004

Biscardi, Bush, , Guareschi, Kerry

I prof sono più bravi degli impiegati e degli studenti

Per una coincidenza non del tutto casuale tutte le componenti universitarie della Sapienza si preparano al voto.

Gli studenti rinnovano le loro rappresentanze ai Consigli di Facoltà, al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione (10 e 11 novembre). Il personale tecnico amministrativo voterà la composizione della sua rappresentanza sindacale e infine la comunità universitaria voterà il nuovo Magnifico Rettore per il quadriennio 2004-2008.

L'Ateneo sta vivendo una intensa campagna elettorale. Diciamo subito che le elezioni delle RSU (personale tecnico-amministrativo) sono una vera e propria noia...il dibattito e la polemica (per adesso) non esistono e i candidati - colleghi si aggirano per l'Ateneo che quasi si vergognano di chiedere il voto. Gli studenti poi, dai quali ti aspetti frizzanti dibattiti e iniziative clamorose, vegetano melanconici e seriosi.

Per fortuna a scuotere l'urna ci sono i candidati alla più alta carica dell'Ateneo. I professori candidati hanno trovato energia e verve inaspettate: sono divertenti, polemici, ironici e anche un po' irriverenti. Un po' Biscardi, un po' Guareschi, un po' Kerry e un po' Bush, questi prestigiosi rappresentanti dell'accademia sono riusciti a 'salare' una competizione altrimenti scipita. Vabbhe', la loro esposizione mediatica è maggiore ma l'uso sapiente che stanno facendo dei mezzi di comunicazione (mailing-list, siti web, giornali e persino volantini) è da 'manuale'. Mi aspetto che qualche studente di Scienze della Comunicazione ci faccia una bella tesina.

Naturalmente questa appassionante sfida elettorale contiene dei rischi: i professori non sono dei politici e non rappresentano dei partiti. I professori anzitutto sono degli studiosi: sono votati - per parafrasare un filosofo - alla pura gioia della conoscenza, all'utilità sociale e infine alla gloria di Dio, l'ordine armonioso della natura. Questa concordia di fini non può che prevalere sulla 'diabolica' ricerca del potere (diabolica perchè di questa terra e di questa umanità). Gli altri (studenti, sindacalisti, politici, tecnici e impiegati, ricercatori) devono tenere a mente questa verità e partecipare (e parteggiare) alla sfida per il Magnifico Rettore con la stessa leggerezza che traspare dai magnifici candidati.

Nessuno si sorprenda se, dopo l'elezioni, cambieranno i comportamenti e le alleanze. Nessuno evochi voltagabbanismi e trasformismi. Le categorie della politica lasciamole al parlamento e alle piazze. Qui si fa scienza... signori, tornate al lavoro!

domenica, ottobre 17, 2004

Quando il gioco si fa duro...

Guglielmo EpifaniDal 15 al 18 novembre il personale tecnico amministrativo delle università sarà chiamato a rinnovare il parlamentino incaricato di 'trattare' con la 'controparte' d'ateneo. Il segretario generale della CGIL 'aprirà' la campagna elettorale delle Rappresentanze Sindacali Unitarie intervenendo alla Sapienza il 19 ottobre.


Chi gioca in prima base?

Gianni e PinottoIl ministro Moratti dice che non c'è nessuna fretta ad approvare la riforma dello stato giuridico dei docenti. Attende proposte migliorative.


Quando si rompe il giocattolo

Giorgio De Rienzo. La catena degli errori. Atenei, sfascio e miopie. dal Corriere della Sera cronaca di Roma. 14-10-2004
[...] La riforma del tre più due con la creazione di percorsi di studio spesso improvvisati, di master talvolta avventurosi ha complicato (nella fretta) i criteri nell'affidare i moduli di insegnamento, con la creazione - fra l'altro - di un precariato massiccio di "professori a contratto", magari senza stipendio, arruolati alla bell'e meglio. Di ciò non sono solo colpevoli la Moratti e i ministri che l'hanno preceduta, ma sopratutto i centri di potere accademico, che sempre, nelle fasi in cui si allargava la domanda didattica, hanno proceduto con una miopia mostruosa, che può aver indotto qualche spirito malizioso a pensare che non pochi professori badassero a scaricare su altri pesi che, altrimenti, avrebbero dovuto cadere sulle loro spalle. [...]

Giochi perversi di una signora per bene

Raffaele Simone Tutti contro la riforma Moratti. Guerra d'università. La Stampa 13.10.2004
[...]C'è infatti motivo di sospettare che si punti proprio a stressare le strutture universitarie fino a produrre l'inceppamento. "Vedete? Lo dicevamo noi, che le cose non andavano?", si potrà affermare allora, Solo così si potrà aver mano libera per ridimensionare qua e là e mettere le cose su nuove basi. Se poi, a forza di ridimensionare, l'università dovesse anche un po' privatizzarsi (come il disegno prevede), meglio ancora! È la destra, bellezza...

domenica, ottobre 10, 2004

Ricordo del Ministro Ruberti

Striscione di protestaTutto lascia prevedere che continuerà la protesta contro il disegno di legge Moratti. I ricercatori chiedono il ritiro del provvedimento. La mobilitazione ottiene il sostegno di molti consigli di facoltà, di Presidi e di Rettori.

Gli studenti sono chiamati ad un ruolo di solidarietà e sostegno ma non c'è dubbio che il coinvolgimento (già ora gli studenti partecipano numerosi alle iniziative di protesta) sarà totale e "incondizionato".

Chissà se ci saranno commenti e analisi sulle analogie e le differenze con il movimento del '90.

Logo della PanteraGli studenti della pantera (un nome che dei geniali copywriter donarono alle masse studentesche in lotta) paralizzò le università occupando gli atenei. Allora il movimento degli studenti si mobilitò contro la legge sull'Autonomia universitaria promossa dal ministro Antonio Ruberti.

Forse il giudizio 'storico' di quella legge e del suo promotore potrà rappresentare una discriminante di chiarezza tra le diverse 'anime' del neonato movimento:

Il disegno di legge Moratti è la naturale conseguenza del progetto di privatizzazione dell'università cominciato negli anni '90 oppure è l'affossamento del processo di autonomia dell'Università e delle sue funzioni?

Lasciamo agli esperti queste disquisizioni.

A noi interessa invece rilevare alcuni differenze di forma nelle reazioni e nei comportamenti degli 'attori' di ieri e di oggi. Molti ricorderanno gli attacchi 'della piazza' nei confronti del ministro Ruberti. Al confronto, quelli contro la Moratti sembrano complimenti. Molta ironia, slogan efficaci, nessuna violenza 'verbale'. È segno dei tempi e non possiamo che rallegrarcene.

Antonio Ruberti Ruberti subì un altro trattamento. Figura accademica prestigiosa fu Rettore della Sapienza negli anni più 'caldi' della contestazione (76-87). Divenne ministro fino al '92. Fu nominato Commissario Cee per la ricerca e divenne vice-presidente della Commissione.

Il suo ministero non fu semplice, vicino al PCI sceglieva di passare al nemico (il Partito Socialista di Bettino Craxi) per promuovere una riforma dopo anni e anni di immobilismo delle università e dei governi.

Intorno a lui molta ostilità e diffidenza: alleati e avversari vedevano nella costituzione del Ministero dell'Università solo come un'ennesima spartizione del potere mentre l'Accademia reagiva con freddezza e disimpegno. Ruberti conosceva bene la 'solitudine del riformista' ma sapeva anche che la costanza e la tenacia avrebbero prevalso.

Una cosa che mi ha sempre stupito nel rapporto con il movimento che lo contestava era la sua capacità di dialogo. In democrazia tutti dialogano (persino il ministro Moratti) ma nel ministro Antonio Ruberti c'era molto della tecnica del professore: capire gli altri e le loro ragioni, insegnare più che difendere le sue posizioni e le sue idee.

Lasciamo da parte la politica e il dibattito legislativo: se oggi l'Università è cambiata, se finalmente si costituisce come 'sistema' e non come coacervo di interessi corporativi il merito non può che andare al professor Ruberti. Qualunque opinione si sostenga. Ieri e oggi.

domenica, ottobre 03, 2004

Come si convince uno scienziato

Tim Berners-Lee[...] Quel che cercavo rientrava nella categoria generica dei sistemi di documentazione, cioè dei software che permettono la conservazione e il recupero dei documenti. Però era un terreno infido. Avevo già visto tanti programmatori arrivare al CERN per presentare sistemi che "aiutavano" a organizzare le informazioni dicendo: "Per usare questo sistema deve solo suddividere tutti i documenti in quattro categorie" oppure: "Basta salvare i vostri dati come documento WorldWonderful" eccetera. Avevo visto un postulante via l'altro silurato da scienziati indignati perchè quel programmatore voleva costringerli a riorganizzare il loro lavoro in modo che si adeguasse al sistema. Dovevo creare un sistema con regole comuni, accettabili per tutti, cioè il più possibile vicino alla mancanza assoluta di regole.
Tim Berners-Lee L'architettura del nuovo web. Dall'inventore della rete il progetto di una comunicazione democratica, interattiva e intercreativa Feltrinelli Milano 2001 pp.27-28

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